Poesie , racconti, pensieri, immagini. Opere pubblicate ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633. La riproduzione, anche parziale, è punita.
martedì 11 gennaio 2011
Mia madre
Mia madre non era una donna. Mia madre era tante, diverse donne. Ma lei era anche una bambina e qualche volta è stata una ragazza.
Piccolina di statura,tutta la vita a combattere con quei chili di troppo , con il cibo che le si appiccicava sui fianchi e sulle gambe senza volersene più andare. Ma le forme rimanevano armoniose, era rotonda , non grassa. Bella, era bella mia madre, non ero io che la vedevo così con gli occhi di figlia. Lei era bella davvero, occhi enormi verdi con pagliuzze dorate che si illuminavano col sorriso. Occhi caldi e infiniti dentro i quali leggevi spesso la sofferenza per una vita irriconoscente, occhi di intelligenza passione e lotta costante. I capelli mossi alla Rita Hayworth nero corvino, le conferivano un'aria esotica e le labbra carnose scoprivano denti bianchissimi. Il colorito era chiaro e la pelle perfetta. Fino alla vecchiaia le rimase così, nemmeno la malattia riuscì a smorzare la sua bellezza.
Io l'adoravo, a volte la temevo. Quando si arrabbiava si trasformava, era una passionale, nella gioia e nel dolore nella rabbia e nel divertimento.
Mordeva la vita, la sbranava e a volte ti soffocava con i suoi eccessi. Poteva urlare come un satanasso e dopo un po' dimenticare tutto, farti sentire in colpa e poi ridere come una matta perché si era dimenticata della baruffa.
Affrontava le difficoltà con una grinta da leonessa e in quei momenti lo sguardo era caparbio, era quello di una guerriera che combatte da sola.
Ma sapeva ridere. La sua innocenza allora erompeva in quelle risate sonore e liberatorie, abbiamo riso insieme fino alla fine. Ma da tutta la sua forza emergeva un'innocenza naturale che la rendeva figlia e giovinetta, che la muoveva verso un'adolescenza non vissuta e che la vita le doveva.
E quando si camminava per i boschi insieme , quando eravamo avvolte dal romanticismo delle fronde degli alberi, quando ogni sasso ed ogni fiore ci stupiva con la sua grazia, ci sentivamo unite come solo due anime affini possono essere.
E mai si abbandonò alla disperazione, mai rinunciò alla speranza, mai mi fece mancare la sua forza.
Nemmeno quella notte in cui se ne andò.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Credo che tu abbia ereditato da tua madre tutta la grinta che hai...
RispondiEliminaGrazie Roberto, sei gentile!
RispondiElimina