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lunedì 30 gennaio 2012

Neve





Ricordo le nevicate di una volta.
All'inizio l'aria cominciava a cambiare odore e noi guardavamo su, scrutavamo il cielo con gli occhi sgranati e pieni di speranza. Non si parlava, quasi che le parole potessero spazzare via le aspettative.
E poi cominciava, piano.
Scendevano dapprima piccoli sperduti fiocchi quasi invisibili. Volteggiavano timidi e spauriti, e appena toccavano terra morivano in esili gocce.
Quelli che arrivavano dopo, si facevan più coraggiosi e resistevano, unendosi a frotte.
All'improvviso il cielo si riempiva di falde leggere, come bianchissime farfalle arrivate da chissà dove.
Noi bambini correvamo ad acchiapparle con le mani e con la lingua, le lasciavamo atterrare sui capelli e sul viso, meravigliandoci ogni volta come la prima fino a quando le madri ci richiamavano in casa per la cena.
Si scostavano le tende per non perdere lo spettacolo anche da dentro, col timore che svanisse l'incanto, soddisfatti alla vista del selciato che scompariva coperto dal bianco.
Si andava a dormire avviluppati dal piumone e dal silenzio, cercando di addormentarsi presto, pregustando la giornata in arrivo.
E quando la luce accecante ci apriva gli occhi ci si vestiva in fretta, e dentro avevamo una gioia primitiva e incalzante, un'ansia entusiasta e raggiante della quale non avevamo coscienza.
Si udiva il rumore delle pale di chi faceva il passo in un mare di scaglie di ghiaccio e si correva fuori.
Indossavamo stivali di gomma e calze pesanti, cappelli di lana e guanti sottili. Inventavamo mille storie tra labirinti e sentieri, tra i cumuli più alti di noi.
E infine ci si organizzava e si andava là, dove c'era il campo grande, si ammirava la valle imbiancata talmente bella e candida nella luce inconsueta, che dovevamo strofinarci gli occhi per crederla vera.
Si scendeva con lo slittino di legno comprato alla Fidass, ci si rotolava senza farsi male; si sudava sotto gli abiti ormai fradici ma non ci si ammalava per questo.
E quando si tornava a casa avvolti nelle nuvole di vapore dei vestiti fumanti, le guance erano rosse e gli occhi brillavano di gioia assoluta.

sabato 28 gennaio 2012

Neve




Il rumore della neve ha mille voci
ovattate, racchiuse in un bozzolo argenteo.
Il colore della neve non è solo il bianco
e lo vedi con occhi capaci a guardare.
Il sapore della neve è quello bambino
non cercarlo mai più
se hai perduto il tuo cuore.

Emma Bricola