Onde
rumore ovattato di mare d'inverno.
Marosi appannati
a rincorrere sabbia
collosa e salata.
Nuvole
mi tendono il solito agguato
nascoste laggiù sul confine
aspettano furbe
l'inganno di un lampo si sole.
Acquattate mi osservano,
e quando mi allento
mi coprono il cielo,
lo oscurano.
Lo so, rideranno di me
tanto forte da farsi cadere le lacrime
ed io
fuggirò via di qui.
Ecco
cominciano
a tratti arrivano,
rabbuiano,
tornan giù all'orizzonte
torturano lente.
Vigliacche
lo sanno
ho bisogno di sole
di aria
Sorridono
e sembra mi dicano
ecco, ci siamo
ci avete chiamato?
Io no, non vi chiamo
detesto quel buio.
Io no
non vi chiamo
nemmeno nell'afa più spessa.
Un gabbiano ora sbatte le ali
lui sì se ne frega
dell'onda,
del vento e di voi.
Lui supera sempre
i marosi e i frangenti.
Lui sì che è contento.
Il vento ora graffia più forte,
le onde
diventano piombo e poi schiuma.
Il sole sorride
ma è un attimo solo.
Bella, posso metterla su Spazio Libero?
RispondiEliminacerto
RispondiElimina