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giovedì 30 agosto 2012

I perchè di un cammino



Passi. Unico suono. In cammino da prima che il sole sia sveglio, per non farsi affannare dai raggi infuocati, per fuggire la cappa pesante e non sciogliersi e sparire in uno sbuffo di vapore.
I contorni delle case prendono forma, piano piano il verde del prato scaccia il grigio. Il cielo si trasforma e cambia colore, il nero si nasconde, la luce si fa largo prepotente e annuncia il giorno nuovo. Spettacolo quotidiano che stupisce e t'incanta ogni volta. Non un rumore si ode, solo il ritmo regolare dei passi che si allineano al respiro, affannato all'inizio e poi sempre più sicuro di sé.
La strada, la tua ma anche quella di tanti. Solitudine: ti lascia pensare o soltanto guardare e svuotare la mente. E' attenta soltanto ai ciottoli sotto le scarpe. Annegare nella fatica e togliere spazio alle ansie che avevi. C'è solo il blu dell'alba, arrivata in punta di piedi; ricava il suo mondo sulla cime della collina e si allarga in silenzio, si sofferma un minuto e poi lascia entrare anche il viola e l'arancio.
E brividi sulla tua pelle: rinascita, ancora.
Ogni giorno è un giorno inconsueto con attese e speranze un po' uguali.
Per cambiare le cose sbagliate, per scoprire cos'è che ancora vale.
Sui passi, sui piedi feriti, gonfi e sbranati, continuare. E sperare. E ricostruire un sé non ancora compreso. E alla fine della strada guardarsi nell'acqua di un piccolo stagno e vedere, lì in fondo agli occhi, il riflesso di quello che conta e che vale davvero.
E comprendi che è solo per quello che hai camminato, sudato, sofferto, pregato. E se gli altri non capiranno, che importa? E' solo per te che tu sei andata, per bastare a te stessa per sapere che sei viva e sentirti più viva per sempre.
Luglio 2012

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