Passi.
Unico suono. In cammino da prima che il sole sia sveglio, per non
farsi affannare dai raggi infuocati, per fuggire la cappa pesante e
non sciogliersi e sparire in uno sbuffo di vapore.
I
contorni delle case prendono forma, piano piano il verde del prato
scaccia il grigio. Il cielo si trasforma e cambia colore, il nero si
nasconde, la luce si fa largo prepotente e annuncia il giorno
nuovo. Spettacolo quotidiano che stupisce e t'incanta ogni volta. Non un rumore si
ode, solo il ritmo regolare dei passi che si allineano al respiro,
affannato all'inizio e poi sempre più sicuro di sé.
La
strada, la tua ma anche quella di tanti. Solitudine: ti lascia
pensare o soltanto guardare e svuotare la mente. E' attenta soltanto
ai ciottoli sotto le scarpe. Annegare nella fatica e togliere spazio
alle ansie che avevi. C'è solo il blu dell'alba, arrivata in punta
di piedi; ricava il suo mondo sulla cime della collina e si allarga
in silenzio, si sofferma un minuto e poi lascia entrare anche il
viola e l'arancio.
E
brividi sulla tua pelle: rinascita, ancora.
Ogni
giorno è un giorno inconsueto con attese e speranze un po' uguali.
Per cambiare le cose sbagliate, per scoprire cos'è che ancora vale.
Per cambiare le cose sbagliate, per scoprire cos'è che ancora vale.
Sui
passi, sui piedi feriti, gonfi e sbranati, continuare. E sperare. E
ricostruire un sé non ancora compreso. E alla fine della strada
guardarsi nell'acqua di un piccolo stagno e vedere, lì in fondo agli
occhi, il riflesso di quello che conta e che vale davvero.
E
comprendi che è solo per quello che hai camminato, sudato, sofferto,
pregato. E se gli altri non capiranno, che importa? E' solo per te
che tu sei andata, per bastare a te stessa per sapere che sei viva e
sentirti più viva per sempre.
Luglio 2012
Nessun commento:
Posta un commento