Non scriverò niente su Santiago.
Non posso spiegare quello che è stato:come è possibile trasformare in parole le sensazioni che ho provato su quelle strade, su quei sentieri?
Non riesco a descrivere l'odore di quell'alba a Ferreiros, quando avevo ancora la notte negli occhi e mi avvolgeva il silenzio del bosco. Mentre soltanto i miei passi sulla terra umida scandivano il tempo ed era l'inizio di un giorno nuovo.
Profumo di aria bagnata, il respiro del mondo, la natura con me.
Mi sentivo viva come non mai, mi sentivo libera. Libera di pensare, libera di non farlo e di ascoltare la fatica, di ascoltare il mio corpo e il mio sudore, di percepire il freddo, il caldo e di goderne. Un passo dopo l'altro, una salita, una discesa, e poi un'altra salita. Il cammino, la metafora della vita, della mia vita , di tutte le vite. Una salita, una discesa, un attimo di gioia intensa quando il sole veniva su all'improvviso e accendeva i colori intorno e tutto brillava di vita nuova, gocce di rugiada come perle rare e fragili che svaniscono in un istante, ma c'erano un attimo prima. E poi la fatica: quando credevo di non farcela, quando mi faceva male tutto, e il fardello che avevo sulle spalle era pesante e non credevo di riuscire a trasportarlo ancora. Ma stringevo i denti e non lo ascoltavo, così ce la facevo.
Come riuscirei a far capire a chi non c'era che sono partita da sola, e là mi sono sentita meno sola che mai? E posso forse raccontare che percepivo qualcuno accanto, che camminava con me e mi accompagnava per un minuto o per tratti più lunghi e abbracciava la mia anima di amore infinito?Pazza, sembrerei pazza, o visionaria.
E quando mi fermavo a riposare su un prato, su un sasso o accanto a una fonte e la mia mente era colma di serenità, il mio sorriso era il sorriso degli altri.
Le gambe andavano da sole e io guardavo le stelle agganciate al cielo nero.
Non trovo le parole.
No, non scriverò nulla su Santiago.
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