Ve lo ricordate il Pruffe?
- Ma sì, certo quello di Stazzano.
Dopo tanti anni si erano ritrovati al bar S. Giorgio.
Il locale era attiguo alla bocciofila del paese in collina, dove per sfuggire al caldo afoso della città,andavano in villeggiatura da ragazzi.
Ezio, detto Pruffe, era il personaggio del luogo,un borgo di duemila anime che di tipi strani e originali ne contava parecchi, ma tra i quali lui spiccava come il più particolare.
Era un uomo mingherlino che aveva già passato i quaranta e bazzicava quotidianamente nel bar più frequentato di Stazzano.
Tale bar, prendeva il nome dal santo patrono, S. Giorgio appunto e l' immagine del drago, campeggiava sull'insegna un po' sbrecciata che dava sulla via alberata .
” Bar S. Giorgio - Gioco delle bocce”.
La sera dopo cena, verso le nove, si vedeva arrivare l'omino dal fondo del viale: una marionetta alta meno di un metro e sessanta, pantaloni di gabardine di colore indefinito tra il beige e il grigiastro, tonalità dovuta ai lavaggi poco frequenti, camicia maniche corte rigata:una settimana verdina, la settimana seguente azzurro scolorito.
Mentre si avvicinava, arrancando nel suo strano modo di camminare, dondolava la testa a forma di lampadina e i radi capelli rimanevano immobili, imprigionati dalla brillantina Linetti.
Gli occhi scuri, stranamente belli nella loro vacuità, erano sovrastati da sopracciglia foltissime e nere, il naso e le labbra erano enormi.
Quando sorrideva, e lo faceva spesso, spiccava l'unico dente rimasto in bocca , ormai marcio e dondolante come erano stati i suoi compagni che già da tempo avevano abbandonato le arcate dentarie.
Il nostro Pruffe non si ritraeva quando gli chiedevano notizie della nuova dentiera, in lavorazione presso un meccanico dentista conosciutissimo nella zona, l'unico che aveva avuto il coraggio di mettere le mani in quell'antro e risistemarglielo al prezzo che Ezio era disposto a pagare.
Ti ricordi quando gli chiedevamo dei denti?
- Sì , che sagoma!
Ogni sera gli stessi discorsi:
- Come vanno le cose Ezio?
- Bene forse la prossima settimana è pronta!
- Siamo proprio contenti!Poi paghi da bere eh?
- Sì , sì tranquilli.
E la sera del grande evento finalmente arrivò.
Il Pruffe detto anche Piedi d'Aquila,quella volta camminava più veloce nel viale.
Si guardava intorno con macelata ansia , aveva novità da esternare agli amici e un sorriso nuovo di zecca da esibire. Forse sperava anche di fare colpo su qualche femmina. Sì, perché gli avevano fatto credere che il suo scarso successo con le donne, dipendeva esclusivamente dal suo problema con i denti.
Lo stavano aspettando tutti, la notizia aveva fatto il giro del locale e si avvertiva un gran fermento.
Alcuni avevano persino interrotto la partita di bocce per assistervi.
I soliti tre tipi, quelli che lo portavano in giro per poter ridere alle sue spalle, ma che comunque erano gli unici che lo facevano uscire dalla vita di paese e che lui per questo adorava, erano già appostati sulle scale, in attesa.
Quando giunse davanti all'ingresso il capannello si era decisamente infoltito.
Finalmente arrivato a destinazione, sorrise e le 32 bianchissime e lucide perle della protesi scintillarono. Si levò un'ovazione
- Ma fai vedere dai...
...Sorriso
- Ma guarda che bel lavoro!
...Sorriso più largo
- Come brillano!
- E' porcellana della più bella
- Ti danno fastidio quando mangi?
- No, è come se fossero i miei!
- Ma sono i tuoi, li hai pagati!
...Risata generale.
- E' bravo 'sto meccanico!
- Sì, proprio bravo!
...Sorrisone
- Ma quanto ti sono costati?
- Ventimila lire
- Però, un po' caro
- Eh, se andavo da un vero dentista mi costavano il doppio.
- C’era tutta la gente del bar, tutti intorno a lui: lo guardavano, si complimentavano, lo consideravano. Ezio si sentiva un Dio, gli occhi mandavano bagliori di felicità. L’avesse fatto prima!
Come non approfittare di una situazione così?Gli amici fedeli e un po’ bastardi, si guardarono un attimo e presero la decisione al volo, senza parlarsi.
- Dai andiamo a bere fuori, paghi tu eh?Lo avevi promesso. Bisogna festeggiare.
Il Pruffe cercò di tergiversare , viveva ancora con i genitori che lo trattavano come un adolescente e gli avevano imposto il coprifuoco entro mezzanotte, come Cenerentola.
Se non arrivava in orario, per un po' non lo facevano uscire.
Era capitato anche che la madre arrivasse al bar in camicia da notte a cercarlo con gran divertimento dei presenti e grande imbarazzo dell'attempato figliuolo.
Comunque , quella volta riuscirono a convincerlo dicendogli che sarebbero tornati a casa presto, anche loro il giorno dopo avevano il lavoro e dovevano alzarsi per tempo.
Lo caricarono in auto e lo portarono in città.
- Lo abbiamo portato a Milano quella sera, ai Navigli.
- Continuava a guardare l'ora ma poi dopo tre Negroni, non sapeva più niente.
-Che serata ragazzi!.
Tornarono a casa alle tre, Ezio era ubriaco fradicio. Nonostante la sbornia , saltò giù dall’auto e corse verso casa, una corsa un po’ ondeggiante ma pur sempre una corsa.
La madre era alla finestra, le luci in casa erano tutte accese. Gli amici si dileguarono in fretta.
Il giorno dopo si seppe dai vicini di casa che si erano udite urla terribili giungere da casa sua quella mattina.
Quell'estate, l'estate della dentiera, nessuno lo vide più in giro .
-Povero Pruffe, gliela abbiamo combinata bella, chissà che fine avrà fatto ?
- Vi ricordate quando riesumò la patente e prese ad andare in giro con la cinquecento?
- Sì , che personaggio!
- Ma questa è un'altra storia...