Non era un uomo comune Giovanni.
Aveva fatto della sua vita un'isola dove le regole le stabiliva lui che si reputava un grande filosofo.
La prima regola era quella di non faticare.
Aveva lavorato dall'età di vent'anni fino ai venticinque in un'impresa edile come manovale, poi in seguito ad una non ben identificata malattia aveva avuto la pensione di invalidità e non aveva mai più fatto nulla.
Elegantissimo sempre: giacca, cravatta, camicia immacolata e scarpe stringate lucidissime, ogni giorno per lui era domenica.
Il fisico era asciutto e fumava con una certa grazia, col mignolo alzato e stringendo la sigaretta tra il pollice e l'indice. Si reputava un uomo di classe e si muoveva con stile.
La seconda regola era non spendere.
Ogni sera era ospite fisso al bar e si accomodava al tavolino .
Di solito non consumava mai a meno che non gli venisse offerto, cosa che comunque accadeva con regolarità.
Mentre stava lì si guardava intorno con gli occhi da furetto , il naso dantesco gli conferiva un'aria intellettuale e spiccava proprio al centro del viso dal colorito giallastro. Non gli sfuggiva nulla. Sempre all'erta e pronto a cogliere ogni cambiamento di stato da parte degli avventori del locale.
Vi erano dei riti da rispettare per non irritarlo: salutarlo sempre per primi, non chiamarlo mai col suo soprannome e usare un linguaggio adeguato se si parlava con lui. Guai a non rispettare le consegne, si andava incontro a critiche feroci ,a volte toglieva persino il saluto.
La terza regola dell'avvocato era discutere sempre e di qualunque cosa
Il suo gruppo preferito era quello della tarda serata , quando iniziavano i discorsi “seri” ed era variabile ma sempre nutrito.
Gli argomenti nascevano così per caso, si appigliava ad una frase qualunque che riteneva adatta , sempre secondo i suoi canoni, a dare il via alle danze, oppure sorgeva guardando qualcosa o qualcuno che si trovava lì in quel momento.
L'argomento preferito erano le donne con discussioni del tipo . :E' meglio sposare un donna bella che ti fa le corna o una brutta che non te le fa?
Giovanni, cominciava a parlare giocherellando con le sue solite mille lire arrotolate in mano,sempre le stesse.
-Ma capisci che sì insomma, una donna bella è una donna bella.
-Sì ma se poi la trovi a casa con un altro? Che figura fai?
-Hai ragione con una donna brutta sei in una botte di ferro , ma non ti darà mai soddisfazione
-Basta che lavi stiri e ti faccia da mangiare bene...
-Però non è detto che una donna bella sia infedele e viceversa...
E avanti così con la fiera delle banalità fino a notte inoltrata.
A volte si disquisiva sul cibo e si discuteva con lui se erano più buoni gli agnolotti nel vino o quelli al tocco. E anche lì si elencavano le varie qualità di vino e di sugo.
Non si riusciva mai a pervenire ad una conclusione.
Si facevano le nottate così, poi ognuno tornava a casa propria ed il giorno dopo si commentavano i commenti.
A volte si lasciava convincere ed andava a fare un giro fuori dal paese con gli amici più fidati, ma erano eventi molto rari perché c'era il rischio di spendere qualche soldo.
Ancora oggi si aggira per le strade del suo paese osservando tutto e tutti,al posto delle mille lire una banconota da cinque euro arrotolata tra le mani, sempre la stessa, con la quale si gingilla per darsi un contegno.
Lo puoi vedere agli angoli delle vie , dà sempre l'impressione di aspettare qualcuno e alla domanda -Cosa fai?Risponde che è in attesa di un amico. La sera non va al bar perché i suoi sostenitori non ci sono più: si sono fatti una vita hanno mogli e figli, guardano il vecchio ritrovo con distacco, sono diventati mariti e padri di famiglia. Non portano nemmeno i bambini a prendere il gelato , non devono far sapere che sono stati giovani e che non sono perfetti come vogliono far credere ma hanno qualche scheletro nell'armadio anche loro, come tutti.
Giovanni una famiglia non ce l'ha, così è sempre in giro, ma solo di giorno
Non discute e non filosofeggia più si guarda intorno sperduto, con i suoi cinque euro in mano.